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Museo della scienza_Roma 2023
Matrice formale del progetto è il percorso centrale dell’edificio trasformato in luogo pubblico aperto. Quest’asse verde aumenta lo standard pensato per l’area e permetterà ai cittadini di attraversare il museo e sostare al suo interno utilizzando quest’asse che in un futuro prossimo lo legherà a via Flaminia. La strada corre parallela al Foyer che diventa così il “forum” della museologia scientifica attorno al quale si organizza la vita dell’edificio.
Il concetto di vuoto, tanto importante nelle discipline scientifiche sarà la parte essenziale di questo progetto, è il vuoto a creare lo spazio di condivisione tra il museo e la città, tra le funzioni espositive e quelle legate allo studio e la sperimentazione. Il nuovo volume corre parallelo alla strada e si deforma al fine di amplificare la qualità dello spazio “pubblico”.
Il progetto definisce due città: la prima è rappresentata dagli edifici esistenti, che conservati, restaurati e trasformati diventano la matrice sulla quale ripensare la città anche nella parte di nuova edificazione. Ad essi si sovrappone la città del progetto che li trasforma, li fa crescere. Senza alzare i fronti stradali la nuova volumetria si inserisce in una posizione baricentrica all’interno del sistema. Il Museo della scienza di Roma è un edificio che si adatterà nel tempo ad esigenze diverse, lo spazio espositivo infatti è solo una parte di un sistema più ampio nel quale le forze culturali, economiche e produttive si confrontano nella gestione di un edificio dove i singoli spazi sono pensati per essere continuamente adattati alle esigenze diverse.
La strada divide l’edificio in due parti. Da una parte il foyer, e tutti gli spazi della ricerca, la biblioteca, gli uffici e l’auditorium che affacciano su un patio interno; da qui sarà possibile accedere direttamente alle singole funzioni, in modo da garantire la massima flessibilità d’uso. Sul lato di via Guido Reni saranno inserite tutte le aree espositive, divise tra l’edificio esistente che verrà utilizzato per le mostre temporanee, e l’edificio nuovo dedicato alla mostra permanente. Sul terrazzo un padiglione adibito a bar con accesso dal museo e dalla piazza.
Il progetto vuole essere manifesto di un approccio al tema della sostenibilità centrato su metodologie che prediligono il riciclo dei materiali e la scelta di metodologie orientate a costruire un organismo che possa nel suo insieme abbattere i consumi attraverso tecnologie semplici se bene innovative: un esempio di innovazione frugale.
-Conservazione dell’esistente: il progetto punta a conservare l’edificio esistente limitando cosi la produzione di “carbonio grigio” cioè il carbonio legato al ciclo di vita dei materiali da costruzione
-Superfici permeabili: il progetto prevede l’introduzione di superfici permeabili (i patii e la strada interna). Per la gestione ed il riuso delle acque piovane sono previsti serbatoi interrati.
-Isole di raffrescamento: il sistema del verde è stato pensato per controllare il fenomeno dell’isola di calore. L’aria fresca cosi generata viene reintrodotta nell’edificio.
-Biodiversità: il sistema del verde dei patii e delle coperture partecipa allo sviluppo della biodiversità urbana. Il verde delle coperture potrà essere oggetto di progetti didattici specifici in linea con i contenuti nel museo.
-Produzione fotovoltaica: gli shed in ferro non recuperabili sulla copertura sud dell’edificio verranno sostituiti da fotovoltaico. La superficie stimata è di circa 4.000 mq.
-Inerzia e ventilazione naturale: l’edificio di nuova costruzione è pensato per massimizzare l’inerzia dell’involucro (doppia pelle creata da pareti con ossatura in legno e isolante e da un sistema in elementi in terracotta disposta su maglia in acciaio inox per schermare i raggi solari) e favorire la ventilazione naturale. Le superfici vetrate sono limitate al 40% dell’involucro.
-Materiali: legno, ceramica, ove possibile tutti i materiali scelti per il progetto sono riciclabili.