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Grande Maxxi
Da sempre a Roma lo spazio pubblico è uno spazio verticale. In virtù della sua orografia, Roma nasce come città costruita in un rapporto dialettico tra un sopra e un sotto, tra il Campidoglio e il Foro. Proprio sul colle capitolino la cultura urbana della città prende forma nell’invenzione michelangiolesca, non a caso riscoperta e reinterpretata più volte nell’epoca moderna e poi postmoderna (dal Vittoriano agli spazi dell’Eur, da Moretti a Venturi). Qui la piazza, sospesa su un podio, ribalta il rapporto tra volume e vuoto in favore del secondo. Quel vuoto, celebrato da Piranesi in una delle sue più note vedute di Roma, non è il fuori generico e aereo dello spazio illuminista, ma uno spazio pieno, costruito utilizzando il linguaggio architettonico classico – zoccolo, base, piedistallo, stilobate, ecc. – ed elevandolo a paradigma urbano. Dalla piazza del Quirinale a Santa Maria Maggiore, da piazza S. Pietro a Trinità dei monti, sino a piazza del Popolo, a partire da quel modello, a Roma, la maggior parte degli spazi d’incontro ad alto valore simbolico saranno sempre su più livelli. Il progetto mette dunque a tema la verticalità come carattere peculiare dello spazio urbano. Tuttavia, in gioco non c’è tanto l’immagine della città quanto piuttosto il suo funzionamento. Il valore di questo spazio non è iconico ma dinamico. Lo spazio verticale è insieme lo sfondo e il palcoscenico di nuove attività. La sua dimensione è quella teatrale, un teatro della città che mette in scena il rito laico dell’incontro celebrando la cultura come spazio di relazione. Lo spazio verticale è uno spazio reale, costruito e visibile anche in assenza dei suoi attori, uno spazio co-protagonista e sempre disponibile ad essere occupato e utilizzato senza bisogno di attrezzature temporanee. Riconquistando il valore architettonico dello spazio pubblico, il progetto si offre come uno spazio stabile ma disponibile, definito ma dinamico, aperto ma non mimetico, proprio nel solco dell’edificio con cui si confronta.
Il nuovo edificio che costudisce l’archivio del Maxxi è pensato quindi come un’estensione dei percorsi di attraversamento delle aree verdi. Un luogo urbano dal quale osservare e studiare la collezione del museo. La caratteristica principale del progetto è quella di creare un percorso continuo che connette tutte le diverse parti dell’area di intervento trasformando il grande Maxxi in un sistema di connessione per l’intero quadrante urbano, che dal tempo della sua apertura è diventato l’asse pedonale di attraversamento del quartiere.
La sua forma nasce dal montaggio di strutture praticabili sovrapposte, un palcoscenico, su cui si confrontano una collezione d’arte, l’architettura e i visitatori. Il visitatore può percorrere e attraversare questi luoghi urbani che offrono resistenza alla sua corporeità e interagiscano coi suoi movimenti e lo guidano all’esperienza della collezione custodita all’interno dell’edificio alla lettura del sistema paesagistico dell’area. L’edificio è un palcoscenico formato da una scansione di strutture volumetriche rigorosamente astratte modulate in senso verticale, orizzontale e diagonale. I temi architettonici (scale, rampe, pilastri) sono una costante e costituiscono una sorta di paesaggio artificiale. Questi spazi ritmici sono dei luoghi ideali di spettacolo, delle scene tridimensionali e praticabili in cui avviene uno sfocamento tra architettura e arte. Oggetto della messa in scena è lo spazio della collezione custodito nei depositi.
I depositi non possono sempre essere accessibili perché custodiscono opere che necessitano di attenzioni particolari, sarà quindi lo spazio tra i depositi a definire la scena in cui questo materiale viene narrato attraverso interventi artistici, aperture che consento di guardare dentro i depositi e un sistema digitale che svela tutti i contenuti della collezione raccontata e analizzata lungo il percorso di accesso alle classi e ai laboratori. In determinate occasioni gli archivi potranno essere aperti e diventeranno parte dei luoghi di movimento, così come i laboratori e le aule saranno veri e propri luoghi di sperimentazione e ricerca. L’edificio è caratterizzato quindi da uno spazio opaco: l’archivio, e uno spazio trasparente: le aule e i laboratori.
Gli Interni
Il Tema degli interni è un tema fondamentale per questo edificio. L’edificio è poggiato su un basamento che custodisce i depositi con un altezza di 5 metri mentre al primo piano ci sono i depositi speciali con altezza 7 metri. Il basamento è concepito come estensione dello spazio del parco e della piazza antistante, è un giardino pensile collegato al giardino della terrazza al secondo piano, un giardino coperto a protezione della facciata sud dell’edificio. L’edificio è pensato come un sistema di stanze alcune aperte altre chiuse, la dimensione umana si confronta con la dimensione dell’architettura iconica del museo attraverso il sistema epositivo, le stanze aperte definiscono l’ ambiente intorno al quale pensare la relazione tra visitatore e la collezione. Abbiamo lavorato ad una maggiore accessibilità del museo, attraverso il rafforzamento degli spazi partecipativi ( il sistema distributivo utilizzabile per raccontare la collezione attraverso allestimenti multimediali e mostre temporanee) degli apparati didascalici. L’idea è quella che i visitatori possano divenire parte dell’evento museale, in quanto spettatori e attori partecipi di un comune interesse. L’archivio e il sistema di informazioni che contiene si ramifica nello spazio per cercare di definire i suoi contenuti nella loro più esauriente e veridica completezza.
La struttura
Il concetto strutturale dell’edificio lavora su due temi: la flessibilità strutturale come matrice di organizzazione spaziale e la materia strutturale come dispositivo architettonico. Per consentire alla maglia strutturale di adattarsi alla scala degli spazi e alla funzionalità delle diverse unità ambientali, l’edificio viene impostato su due maglie strutturali diverse: una ordinata sul layout dei due piani interrati del parcheggio, con pilastri in cemento armato distribuiti in modo da ottimizzare la circolazione e la modularità degli stalli di sosta. La seconda maglia, costituita da pilastri circolari metallici, si articola nella varietà distributiva dei piani fuori terra, costruendo una griglia spaziale astratta, indifferente ai volumi in cemento armato ai quali contrappone una propria esilità. L’impalcato del piano terra è l’elemento di transizione tra i due sistemi e rappresenta una sorta di seconda platea di fondazione per lo scheletro portante in elevazione che può quindi essere impostato su un ordinamento assiale dei pilastri diverso da quello dei piani sottostanti. La realizzazione di questo impalcato è pensata con solaio alleggerito a corpo cavo, in grado di unire alle elevate prestazioni di carico, una significativa riduzione di peso della soletta e quindi l’ottimizzazione delle risorse, oltre ad un montaggio veloce. L’economia del processo produttivo si applica anche ai costi ambientali. Tali sistemi per solai armati infatti riducono il consumo di risorse e l’emissione di CO2 fino al 20%. Il secondo concetto è relativo alla matrice costruttiva dell’edificio che esprime la massa come dispositivo compositivo fondato sulle caratteristiche del cemento armato e dell’acciaio. La forma volumetrica delle membrature strutturali continue in cemento armato nega il modello stilistico classico del Moderno, il telaio nudo di pilastri e solaio, per recuperare memorie archetipiche del costruire plasmando la materia. La griglia strutturale in acciaio, dissimulando la propria funzione, ha invece il compito di costruire il vuoto che scolpisce la massa a terra e accoglie spazi aperti. La chiusura di questo sistema è una grande superficie piana di copertura, anch’essa metallica, disegnata dalla luce e ancora una volta dal vuoto.
La facciata
L’involucro di vetro massimizza il senso di apertura inondato di luce naturale filtrata, con vetri isolati ad alte prestazioni per la protezione termica, pur mantenendo un’elevata trasparenza. L’involucro dovrebbe essere costituito da pannelli singoli a tutta altezza di 12 metri, ma può essere ridotto in altezza se necessario per ragioni di costo. La linea di colonne strutturali è destinata a svolgere la duplice funzione di montanti per il supporto del carico del vento per le vetrate, utilizzando piastre circolari localizzate. Sul perimetro, aste verticali in alluminio anodizzato color bronzo scuro sono appese al bordo del tetto per formare un velo leggero e delicato che aiuta a ridurre l’abbagliamento e il guadagno di calore solare. Funzionerà anche come schermo per la protezione degli uccelli. Le aste sono collegate e connesse tra loro da un cavo orizzontale nella parte inferiore e leggermente teso alle colonne d’angolo. I movimenti limitati indotti dal vento possono consentire di animare la natura. Il tetto si estende per fornire un’ulteriore ombreggiatura e un senso di definizione spaziale. La costruzione del tetto è prevista come tetto piano convenzionale con copertura e isolamento/impermeabilizzazione su un telaio strutturale in acciaio. L’acqua defluisce verso il perimetro e utilizza le colonne come percorso primario di drenaggio dell’acqua. I lucernari rivolti a nord bucano la copertura per raccogliere luce diffusa e sono resi azionabili per favorire la ventilazione naturale. La massa pesante dei livelli inferiori funge da volano termico, immagazzinando l’aria più fredda aspirata dall’effetto camino dell’aria più calda nelle tasche dei lucernari nel soffitto.