Progetto di riqualificazione del Palazzo dei Camerlenghi, sede della Corte dei Conti, San Polo 1 Venezia

Committente: Corte dei Conti - Responsabile Unico del Procedimento: Ing. Francesco Sorrentino (Ministero Infrastrutture e Trasporti, Nucleo Operativo di Venezia)-Progettisti: RTP Incide Engineering s.r.l. (Capogruppo), IaN+ e D+Z -Architettura: IaN+ e D+Z (Arch. Ruggero Di Paola, Anch. Antonio Zanon)-Impianti: Incide Engineering (Ing. Gianluca Vallerini)-Consulente strutture: Ing. Andrea Pomelli-Consulente interventi conservativi:  Prof. Eugenio Vassallo-Impresa Esecutrice: SEA Appalti s.r.l. -Direzione Lavori: Arch. Giorgio Barbato

Trasformare per migliorare l’uso: spazi del passato e funzionalità contemporanee

Gli edifici solidificano lo spirito di un’epoca e riflettono l’anima di una società. Stili, linguaggi e regole compositive, caratteri costruttivi e tipologici, valori etici ed estetici, apparati ornamentali, materiali, tecnologie e molto altro disegnano limiti e definiscono spazi. Diversamente dalle membrature del corpo costruito, il vuoto contenuto è materia plasmabile che, nonostante i vincoli imposti dalla fisicità delle superfici di confine, ha una sua intrinseca capacità adattativa.
La disciplina della riqualificazione, nel caso di beni tutelati, riduce solitamente al minimo i gradi di libertà dell’operazione di reinterpretazione del fatto spaziale. Nella prassi restaurativa canonica le trasformazioni possibili dello spazio interno ad un edificio storico sono severamente soggette alla ragione della più stringente necessità, solitamente dettata dalle mutate esigenze d’uso.  In questo contesto, l’intervento architettonico è quindi chiamato ad un compito assai difficile: restituire allo spazio una funzionalità contemporanea ripensandone l’organizzazione e attualizzandolo ad usi per i quali esso non è stato pensato. Riqualificare, nel suo insieme, non vuol dire però semplicemente restituire integrità fisica e migliorare prestazioni, vuol dire rigenerare la capacità di un edificio storico di supportare attività. Attività a volte profondamente estranee alle atmosfere dei suoi spazi interni. Più un edificio è antico e di pregio, più esso è caratterizzato e rappresentativo di uno stile di vita completamente diverso e lontano dalle esigenze del momento presente.
La sostanza dello spazio architettonico deve essere compresa e reinterpretata dall’intervento di ri-funzionalizzazione in modo tale da non utilizzare l’edificio come mero contenitore. Riteniamo infatti che la mistificazione ossessiva della più pedissequa conservazione dei segni fisici non sia adatta per principio e a priori a quei “monumenti vivi” che rivendicano di essere ancora, a pieno titolo, utili.
Questo l’approccio adottato nel progetto esecutivo di riqualificazione del Palazzo dei Camerlenghi, per renderlo idoneo all’uso al quale è da lungo tempo deputato, ovvero ad ospitare gli uffici della sede veneziana della Corte dei Conti.
A partire dalla ricerca storica e dall’analisi strutturale e tecnologica del progetto definitivo, si è svolto, preliminarmente all’approfondimento progettuale, uno studio dai connotati multidisciplinari, finalizzato a rilevare e rivelare gli aspetti costruttivi ed architettonici nascosti dalle sovrapposizioni e giustapposizioni intervenute nel tempo. L’intento è comprendere in modo critico le caratteristiche evolutive del Palazzo, restituirne un’immagine attualizzata e dare una lettura del suo stato presente sui molteplici livelli relativamente ai quali si è chiamati ad intervenire: impianto architettonico e ornamentale, apparato strutturale, sistema delle dotazioni tecnologiche.
Questo studio ha dapprima verificato le informazioni a corredo del progetto definitivo attraverso metodi di rilievo di dettaglio, rilievo laser scanner delle facciate e analisi laboratorio dei materiali, indagini delle tecnologie impiegate nell’esecuzione dei diversi manufatti dell’edificio, anche con l’ausilio di particolari strumentazioni. L’obiettivo dell’attività conoscitiva propedeutica al progetto dell’intervento condotta con tali strumentazioni è quello di poter andare “oltre lo sguardo” . Il rilievo laser scanner, ad esempio, ha permesso di ricavare le ortofotografie e quantificare le deformazioni della fabbrica, tramite una serie di profili verticali esterni. L'ortofotografia metrica dei prospetti è stata quindi utilizzata per la mappatura dei materiali costitutivi e del degrado delle facciate e su di essa sono stati documentati gli interventi pregressi di restauro. Inoltre la correlazione tra l'ortofotografia metrica e l'immagine termografica ha consentito di registrare le parti degradate dei giunti tra le lastre lapidee del rivestimento, individuando così con precisione le zone di infiltrazione delle acque meteoriche.
Questa fase di approfondimento ha riguardato tanto l’impianto architettonico nel suo complesso, quanto i singoli elementi funzionali come pavimenti, serramenti etc., oltre agli apparati decorativi (pitture murali, ornamenti in pietra, modellati architettonici) ed è stata integrata da saggi stratigrafici, prove finalizzate alla più completa conoscenza delle strutture (quali termografia per l’individuazione di cordoli, prove sulle murature con martinetti ed altro), demolizioni parziali, come anche micro-carotaggi per l’esecuzione di video-endoscopie sulle parti portanti non direttamente osservabili.

Oltre alle attività diagnostiche e alle successive di restauro conservativo delle facciate, della copertura in piombo e di alcuni elementi singolari degli interni (p.e. la scala di ingresso in pietra, alcuni elementi lapidei policromi e scultorei), le opere per la riqualificazione del Palazzo dei Camerlenghi hanno interessato la riconfigurazione funzionale di alcuni ambienti, in particolare la ex-abitazione del custode trasformata in uffici e i blocchi dei servizi igienici esistenti, che sono stati completamente demoliti e ricostruiti per adeguarli alle norme e per consentire l’inserimento al loro interno dell’ascensore a servizio di tutti i livelli. Hanno costituito infine parte integrante dell’intervento, opere di recupero edilizio degli interni (riguardanti pareti, impalcati, pavimenti, soffitti, serramenti interni), il restauro dei vetri piombati, l’esecuzione di finiture adatte al pregio degli ambienti del Palazzo, interventi conservativi su alcuni elementi strutturali, il completamento delle dotazioni impiantistiche di allestimento degli uffici, l’adeguamento della sicurezza antincendio ed altro.
Per rendere conto del criterio che ha guidato le scelte architettoniche in fase esecutiva, si prende ad esempio il problema dell’inserimento di nuovi servizi igienici e dell’impianto ascensore, problema che il progetto ha colto come opportunità. Le due istanze, quella di incrementare il numero dei servizi igienici (fino a 11 unità) e quella di garantire l’accessibilità al Palazzo alle persone diversamente abili, certamente invasive per gli ambienti di pregio dell’edificio, sono state messe a sistema e riorganizzate unitamente, in modo da “sacrificare” il minimo spazio interno possibile ad un uso necessario, ma certamente estraneo alle atmosfere del Palazzo. Le due funzioni sono state accorpate e localizzate ad ogni piano in un ambito estremamente confinato e già ampiamente compromesso da precedenti lavori. La riconfigurazione di queste zone non ha mancato di valorizzarne gli spazi interni, restituendo loro integrità e quella dignità architettonica persa nel corso del tempo per adattamenti successivi e asistematici alle urgenze del momento, che ne avevano completamente snaturato la qualità. L’uso del vetro per le porzioni superiori delle partizioni interne restituisce interezza all’andamento dei soffitti voltati, altrimenti compromessi dalla necessaria frammentazione degli ambienti. Date le limitate dimensioni dei locali, porte trasparenti ove possibile e un’estesa porzione di solaio al piano ammezzato, contribuiscono a dilatare lo spazio interno e ad allontanare la percezione del luogo come prettamente legato alla sua specifica funzione di servizio, grazie anche alla ricercatezza delle superfici in vetro e della reinterpretazione di tutte le finiture, a cominciare dai pavimenti realizzati in battuto alla veneziana in resina seminato con piccoli frammenti di marmo chiaro.  

Oggi, ad un anno dal termine dei lavori (febbraio 2017), all’indomani dell’avventura, intesa come indeterminato dominio del possibile, rappresentata dall’intervento di riqualificazione di un edificio storico dell’importanza e del valore del Palazzo dei Camerlenghi, riflettiamo sulla stessa domanda del primo giorno: quale rapporto esiste tra conservazione e creatività? La risposta è nel fare.