Architetture a regola d’arte
a cura di Luca Galofaro con con Pippo Ciorra, Laura Felci, Elena Tinacci
allestimento: LGSMA
La collezione del museo, in particolare quattro recenti acquisizioni, l’archivio BBPR, Costantino Dardi, lo studio Monaco e Luccichenti e quello dell’architetto Luigi Moretti, ci ha permesso di avere nello stesso tempo e sullo stesso piano di lettura materiali diversi custoditi all’interno dell’archivio organizzati secondo un tema preciso: come l’arte e il lavoro degli artisti stimola la ricerca degli architetti, non solo nel lavoro di allestimento, ma anche nella costruzione di un immaginario teorico. Nella costruzione della mostra abbiamo creato una geografia di dissonanze, fondata non sulle analogie, ma sulle connessioni tra forme di pensiero diverse che nascondono al loro interno un filo di ricerca condivisa. La domanda che ci siamo posti è quale rapporto esiste tra arte e architettura, prima nella mente dell’architetto e dopo negli spazi progettati.
In modo diversi e con linguaggi diversi, questo gruppo di architetti, ha cercato nell’architettura una chiave interpretativa del mondo dell’arte, semplicemente cercando una forma di racconto spaziale frutto di un dialogo costante con gli artisti del loro tempo e quelli parte della loro memoria storica. Nella sequenza delle quattro stanze osserviamo quattro attitudini, quattro immaginari dove architettura e arte si confrontano. Il limite tra le stanze con il suo spessore definisce un mondo intimo e privato in cui l’immaginazione prende il sopravvento sulla memoria, in cui frammenti degli archivi personali ci raccontano di come arte e architettura vengono filtrati ed interpretati prima di diventare spazio.
All’interno di questi spazi vere e proprie wunderkamer, troviamo immagini sospese e discontinue, in cui le opere d’arte da ingombranti apparati ideologici vengono sottratte al tempo e attraverso l’architettura vengono assegnate ad un’instabile eternità. Qui il tempo e lo spazio rinunciano alla loro essenza categorica e appaiono come strumenti di conoscenza operativa. Oltre al materiale di archivio nella mostra vengono esposte le opere di alcuni tra gli artisti più significativi con cui gli architetti hanno collaborato, tra cui Saul Steinberg, Costantino Nivola, Giuseppe Capogrossi, Pietro Consagra, Antonio Corpora, Nino Franchina, Giulio Paolini, Gino Severini, Giuseppe Uncini, oppure appaiono le opere che hanno influenzato il loro pensiero: Daniel Buren, Sol Lewitt, Michelangelo, Giotto, Piero della Francesca. Ad aprire la mostra è il calco della Pietà Rondanini a chiuderla simbolicamente sempre Michelangelo, protagonista del film ideato e realizzato da Luigi Moretti nel 1964.
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