Esce per Artem edizioni il libro che racconta il restauro del Palazzo dei Camerlenghi realizzato da Stefania Manna IaN+ .
Riutilizzare i contenitori storici (come vengono chiamati quelli che un tempo erano definiti monumenti) è quindi supporto materiale del perpetuare una memoria solida. Nel caso del Palazzo dei Camerlenghi questo ricordo si riconosce in primo luogo nella evidente e accertata identità storica, manifesta nella qualità e nell’interesse della fabbrica architettonica. In secondo luogo nella permanenza ad oggi della sua funzione originaria, nella sua sostanza d’essere monumento vivo avente un ruolo attivo nella società attuale.
La sfida progettuale è quella di integrare sapientemente restauro e riuso con soluzioni architettoniche, tecniche e materiali innovativi in grado di garantire una maggiore flessibilità nell’evoluzione formale e funzionale degli edifici esistenti.
una strategia progettuale che suggerisce di procedere in un modo che la scienza della complessità definirebbe “evolutivo”, ovvero attraverso segmenti di conoscenza che cambiano relazione nel tempo. Si tratta di una sorta di capacità adattativa del progetto e quindi dell’esecuzione al progressivo stratificarsi di informazioni e di evidenze tanto quantitative che qualitative, di cognizioni tecniche e di sensibilità estetiche